E la Procura di Roma indaga...
Siamo giunti a questo: Enrico Deaglio, già Lotta Continua, esponente degli Indignati in Servizio Effettivo Permanente che fanno capo alla tricoteuse Paolo Flores D’Arcais, direttore del non vendutissimo Diario, realizza – verosimilmente allo scopo di rilanciare le sorti editoriali della testata da lui diretta – un documentario à la Michael Moore in cui, lui stesso lo dichiara, ipotizza un tentativo di broglio elettorale perpetrato dal solito Berlusconi in occasione delle ultime politiche mediante (sempre in via ipotetica) l’utilizzo di un software capace di trasformare (si badi bene solo virtualmente e non anche materialmente) le schede bianche in altrettanti voti a favore del Polo, software che parrebbe essere già stato utilizzato con successo dal solito Bush in occasione delle ultime presidenziali USA. Il tentativo sarebbe poi fallito a causa della resipiscenza in extremis del Ministro dell’Interno Pisanu il quale, democristianamente, avrebbe “fiutato” l’odore di cadavere emanante dal Premier uscente (Deaglio dixit).
Prove: nessuna, solo sospetti corroborati dall’esiguo numero di schede bianche rispetto alle precedenti elezioni e la singolare uniformità della loro distribuzione sul territorio nazionale.
Se si considera che i presunti autori del broglio hanno perso la Camera per soli 24.000 voti ed hanno poi chiesto a gran voce il riconteggio delle schede (da effettuare fisicamente sulle schede e non sui dati immessi nei terminali del Ministero dell’Interno), tutto ciò non può che apparire grottesco ed essere bonariamente considerato per quello che è: un’astuta operazione di marketing destinata a titillare i peggiori istinti dei molti che mai saranno sazi del sangue del Cavaliere di Arcore.
E’ appena il caso poi di stigmatizzare la moda della docu-fiction lanciata da Michael Moore, che per sua intrinseca natura consente le più ardite manipolazioni della verità ad uso e consumo dei gonzi e dei mai scomparsi (basta vedere le recenti polemiche su Pansa) trinariciuti: se l’attendibilità del tronfio regista americano è quella che è, figuratevi quella dei suoi cloni all’amatriciana.
Prove: nessuna, solo sospetti corroborati dall’esiguo numero di schede bianche rispetto alle precedenti elezioni e la singolare uniformità della loro distribuzione sul territorio nazionale.
Se si considera che i presunti autori del broglio hanno perso la Camera per soli 24.000 voti ed hanno poi chiesto a gran voce il riconteggio delle schede (da effettuare fisicamente sulle schede e non sui dati immessi nei terminali del Ministero dell’Interno), tutto ciò non può che apparire grottesco ed essere bonariamente considerato per quello che è: un’astuta operazione di marketing destinata a titillare i peggiori istinti dei molti che mai saranno sazi del sangue del Cavaliere di Arcore.
E’ appena il caso poi di stigmatizzare la moda della docu-fiction lanciata da Michael Moore, che per sua intrinseca natura consente le più ardite manipolazioni della verità ad uso e consumo dei gonzi e dei mai scomparsi (basta vedere le recenti polemiche su Pansa) trinariciuti: se l’attendibilità del tronfio regista americano è quella che è, figuratevi quella dei suoi cloni all’amatriciana.
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